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Il 22 novembre è S. Cecilia perfino per me: pur non essendo credente, mi fermo per la Santa protettrice della Musica, la giovanissima martire che morì cantando. Quando per la prima volta ho gustato il Nero d’Avola in purezza di quest’etichetta, a me molto cara, cercavo proprio un’espressione sudorientale del grandissimo vitigno siciliano (ne berremo insieme molte altre). Planeta mi è venuta incontro.
Siamo a Noto (Siracusa), tenuta Buonivini. Estremo sud-est dell’isola, a due passi dal mare, tra Marzamemi e Vendicari. Il terreno è chiaro, calcareo, con piccola frazione argillosa, buono lo scheletro. L’annata 2011, che degustiamo oggi, ha visto un decremento significativo della quantità compensato da un’eccellente qualità delle uve. E i risultati si vedono tutti.
Rubino carico, di uno splendido color amarena matura che va sfumando sul bordo, quasi per nulla trasparente, di nobile consistenza. Al naso, ciliegia, speziatura scura e salmastro si giocano la dominante, lasciando sullo sfondo un tappeto morbido e dolce, infinito, di erbe aromatiche e quel tocco mentolato, balsamico e fresco che tanto mi piace del Nero d’Avola di questa zona.
Il sorso è severo, caldo (14% vol.) e tannico, su un ingresso di frutta rossa matura in composta. Freschezza incredibile e sapidità marina fanno il resto, per una persistenza davvero fuori dal comune, di piacevolissima tendenza leggermente amarognola. Il Santa Cecilia 2011 di Planeta chiama la carne come piatto a sé o anche uno splendido piatto di cannelloni al forno. In alternativa, lo si potrebbe provare con polpette vegetali, magari di legumi, su fonduta di ragusano.